Dov’è il volo MH370?

Volare è forse l’attività più lontana che possa fare un essere umano, e tecnicamente quella che è stata più difficile da raggiungere.

Forse per quel motivo volare genera una fortissima emozione sulle persone. Positiva o negativa che sia.

Personalmente propendo per l’entusiasmo. Volare ad una cifra ragionevole, su apparecchi enormi, su distanze enormi per arrivare in tempi piccolissimi laddove ci sarebbero voluti giorni e giorni di viaggio. Avere protocolli e regole uguali in tutte le nazioni, e cooperare per monitorare e supportare milioni di persone in volo ogni momento della giornata, compresi i 5000 aerei in volo in questo momento.

Flight Radar
E quando gli USA si svegliano saranno 2000 di più.

Penso sia uno dei più grandi traguardi compiuti dall’umanità, secondo forse solo ad Internet.

Per questo forse, nonostante volare sia uno dei modi più sicuri di spostarsi, ogni storia che riguarda un incidente aereo affascina, spaventa e cattura.

Se poi la storia di un incidente diventa un mistero, allora tutto viene amplificato, compresa la nostra curiosità e la nostra paura.
Questo è il caso del volo Malaysian Airlines 370.

La storia la sapete tutti, ed è proprio l’alone di mistero che la rende unica. Non è un incidente a terra come le tragedie di Tenerife o Linate, non è una caduta o un dirottamento. Non è nulla perché ancora non si sa dove sia l’aereo.

L’incertezza è quello che colpisce di più, proprio perché è la chiave che rende unica la paura del volo. Usando un qualsiasi mezzo di trasporto, anche uno simile come rischio come la nave, non si ha una così completa incertezza sulla propria situazione.

Chiunque abbia volato sul polo, sulla sterminata Russia o sull’Atlantico sarà stato colpito prima o poi da un senso di disagio.

E se succede qualcosa?

La paura nasce proprio dal fatto che il passeggero non può vivere al di fuori del mezzo. Questa è la caratteristica unica dei voli aerei.

Certo, anche in caso di naufragio di un transatlantico sperduto lì nel centro della mappa qui sopra non ci sono molte possibilità di salvarsi, ma l’acqua è familiare, la conosciamo, ci abbiamo nuotato dentro e in certo senso fa parte della nostra natura.

Volare no. L’uomo non può volare e non può vivere se non dentro quel bestione pesantissimo che sta lassù in aria.

Non c’è possibilità di fuga e non c’è nessun conforto visivo sulla situazione se non un monitor che mostra una rotta disegnata e dei dati che ci dicono poco. L’unica certezza è il pilota, l’unico di cui possiamo fidarci è lui e a in lui e nell’equipaggio mettiamo realmente in mano le nostre vite.

Se c’è un leggero brivido che passa in ogni fase di atterraggio, anche ai più entusiasti del volo come me e soprattutto quando ci sono condizioni meteo avverse, l’idea di una sparizione improvvisa durante il volo di crociera terrorizza (e quindi di riflesso affascina) molte persone.

Può un aereo scomparire?

Ovviamente sì, è già successo e anche di recente.

Il volo Air France 447, da Rio de Janeiro a Parigi, entrando in una zona climatica critica subì un danno agli strumenti di bordo. Questi fornirono informazioni errate e allarmi ai piloti che non potettero fare nulla, mentre l’aereo andava in stallo e si schiantava nell’oceano, in piena quota di crociera.

Ci vollero due anni per trovare i resti, proprio perché non c’erano tracce radar né segnalazioni da bordo, e un altro per chiudere l’analisi tecnica dell’inchiesta.

Ma eravamo nel 2009, i social network e la necessità di informazioni H24 non erano così sviluppate come ora.

Il volo MH370,  quindi sta avendo ancora più amplificazione di quanto successo al 447, anche se la situazione al momento è la stessa: non sappiamo dove sia l’aereo.

Anche per quanto riguarda il problema di localizzazione, ora siamo tutti abituati ad essere tracciati costantemente (NSA docet), e quindi si fa ancora più fatica a comprendere come sia possibile perdersi un Boeing 777, uno degli aerei più sicuri mai costruiti, da qualche parte in un pianeta osservato costantemente da migliaia di sensori, dispositivi e nazioni.

Uno degli esperti di volo che apprezzo di più è Patrick Smith, autore del fantastico Cockpit Confidential, una vera bibbia di informazioni per gli appassionati di volo.

Smith ha anche un blog, e ha naturalmente affrontato il tema del volo MH370. Sulla localizzazione dice

People keep asking “how can a plane simply disappear?” It’s an idea that doesn’t seem to compute in an age of instant and total connectivity. But consider: if somebody yanks the power cord out of your computer, suddenly all the wonderful immediacy and connectivity of the internet is effectively vanished. Similarly, all of the fancy equipment in a 777′s cockpit is only useful if it’s actually running. Thus, together with an absence of primary radar over much of the ocean, the idea that a plane can disappear becomes a lot more conceivable.

In sintesi, se gli strumenti non funzionano o vengono spenti, e se si è in una zona in cui non c’è contatto con un controllore di volo, l’aereo scompare.

Anche perché Smith ricorda sempre che

As the old adage goes: you aviate, navigate, and communicate — in that order. And so, the fact that no messages or distress signals were sent by the crew is not surprising or an indicator of anything specific.

Quindi finché non si trova la scatola nera, e anche qui le polemiche non mancano, sarà difficile ricostruire alcunché.

Sì ma le ricerche?

Le ricerche sono molto difficili, quando l’area dove guardare è quasi sconosciuta, o comunque è una cosa del genere

Area ricerche
Fonte Wall Street journal

Inoltre non sapendo cosa sia successo a bordo, e non avendo ovviamente dati provenienti dall’aereo, tutte le strade sono aperte. Comprese quelle che abbia volato per ore dopo essere scomparso (sì, ma dove?), e quelle para-complottistiche che possa essere arrivato, dirottato ovviamente, addirittura in Corea del Nord.

Certo è improbabile che l’aero possa essere atterrato da qualche parte senza che nessuna delle nazioni coinvolte lo abbia visto sui propri radar di monitoraggio del territorio. E soprattutto è improbabile che possa essere stato dirottato in Corea del Nord senza che la Cina lo sappia.

Sì perché dei 227 passeggeri del volo, ben 154 erano cinesi. Quindi è difficile pensare che la Cina copra in qualche modo o per qualche motivo la scomparsa di così tanti suoi cittadini.

Smith, sempre cauto nelle analisi come ogni buon pilota dovrebbe essere, dice però molto chiaramente quello che pensa

I hate to say it, and to violate my own anti-speculation rule, but it’s looking more and more like something very strange, and possibly nefarious, is behind the disappearance. A hijacking, perhaps, that ultimately ended in disaster somewhere in the South China Sea.

Anche perché, ad aggiungere mistero al giallo dell’aereo scomparso, si aggiunge la storia dei due passeggeri con passaporti rubati. Uno di questi aveva anche interessato l’Italia visto che un passaporto rubato era italiano.

Inoltre, visto l’hype mediatico il gossip c’è sempre, ci si mettono anche gli articoli sulla personalità del comandante. Festaiolo e donnaiolo, quasi uno Schettino malese.
Questo non depone di certo a suo favore, visto che 9 su 10 un incidente viene causato o amplificato (ovviamente) da un errore umano.

La sicurezza in volo

Come detto, l’aereo resta il modo più sicuro ed efficiente di spostarsi. Ma paradossalmente resta quello che più genera timori, paure e incertezze, proprio per lo scarso controllo (o la scarsa percezione del controllo) che un passeggero ha quando si leva da terra.

La sicurezza aerea, le sue procedure, metodi e strumenti hanno però una fantastica capacità di imparare dai propri errori. Forse più di qualunque altra disciplina. Anche per questo gli aerei sono così sicuri ed efficienti. Gli incredibili disastri di Tenerife e Linate, che ho citato prima, hanno cambiato drasticamente le procedure di sicurezza mondiali.

Probabilmente impareremo molto dal volo MH370, se e quando sapremo qual è stata la sua storia.