Ognuno ha il busto che si merita

Per una curiosa coincidenza, negli ultimi giorni si sono accavallate due notizie simili, che hanno creato un parallelo tra Italia e Stati Uniti.

Il parallelo riguarda due busti.

Il primo è quello di Edward Snowden, installato in un parco di Brooklyn (e subito prontamente rimosso).

busto edward snowden

Il secondo, quello che riguarda l’Italia, è relativo ad uno scoop fatto da Gian Antonio Stella sul Corriere.

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La capitale del Cosacchistan

Oggi compare su tutti i giornali, ma la prima volta che ho sentito parlare di Astana, la capitale del Kazakistan è stato l’anno scorso.

Astana - Kazakistan
Astana – Kazakistan, da Wikipedia

Ero seduto su una panca del terminal E dell’aeroporto Šeremet’evo di Mosca (anche questo su tutti i giornali in questi giorni), nel corso di otto ore di layover in attesa che partisse il volo Mosca-Avana. Dopo aver fatto già la tratta Roma-Mosca.

Piccolo inciso: Aeroflot è sicuramente una delle migliori compagnie aeree del mondo, ha prezzi molto bassi e aeromobili (per le tratte lunghe) nuovi di pacca. Va molto bene quindi per i voli ad Est, infatti per il Giappone è praticamente l’unica alternativa possibile, meno bene se dovete andare a ovest. In ogni caso la rotta Roma-Mosca-Avana era di gran lunga la più economica di tutte (qualche centinaio di euro), solo che prevedeva non solo un’anda e rianda, ma anche una sosta a Mosca piuttosto lunga.

In ogni caso la zona di passaggio tra i terminal F ed E è quella più adatta per cercare di dormire. Infatti era pieno di gente sulle panche e per terra, compreso un nutrito numero di cinesi incredibilmente organizzati, che con coperte e cuscini avevano praticamente trasformato una parte di terminal in bed&breakfast.

In una foto, così

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Il layover è pesante…

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C’è da dire che l’aeroporto di Mosca, essendo un crocevia di popoli e nazioni di letteralmente mezzo mondo, è frequentato da gente di tutti i tipi. E quando dico tutti, intendo anche cose che non vi aspettate di vedere in un aeroporto ultramoderno, tipo la famiglia armena col mono-sopracciglio e le valigie fatte con cartoni legati con lo spago.

Il gate davanti alla panca era pieno di persone altrettanto singolari, etnia asiatica ma non completamente a mandorla, vestiti fin troppo casual e pochi bagagli.  L’imbarco iniziò (con mia gioia visto che un paio di pupetti erano particolarmente agitati) mentre  display sul gate diceva Almaty.

Uno dei punti di forza dell’aeroporto di Mosca è che offre WiFi gratuito e illimitato ovunque. Non potendo quindi continuare a riposare ho cercato dove stesse Almaty, scoprendo che era appunto la vecchia capitale del Kazakistan, sostituita di recente proprio da Astana.

Tra l’altro il nome Astana era sempre sul display, perché la compagnia aerea kazaka si chiama proprio Air Astana.

Tutto questo eccesso di nazionalismo, unito ad una evidente situazione non troppo felice dei passeggeri, già puzzava.

Un giro sui vari articoli di Wikipedia ha infatti confermato che anche se dopo l’indipendenza dall’URSS formalmente il Kazakistan è una Repubblica, dove però incidentalmente il presidente è sempre lo stesso. E vince con il 95,5% dei voti.

Le foto della capitale (il cui nome Astana  è stato scelto perché suonasse bene nella gran parte delle lingue mondiali), è poi un chiaro esempio di architettura di regime. Praticamente potete mettere come didascalia Pyongyang e avrete lo stesso effetto.

Le differenze con la Corea del Nord sono però un po’ più evidenti quando si va a leggere, nella voce di Wikipedia sul Kazakistan, il paragrafo Risorse. Lì viene indicato che il paese (che ricordiamo è il nono al mondo per grandezza) possiede “circa il 60% delle risorse minerarie dell’ex Unione Sovietica“.

Ecco perché, leggendo della vicenda italiana della signora Shalabayeva (e figlia), il quadro della situazione era da subito molto, molto chiaro.

Altro che dubbi degli editorialisti e le ipocrisie dei politici.